QR4b LA CASSETTA DELLO SCALPELLINO DI CECROPE MAVILLA
Al piano terra della Malavilla è esposta la cassetta degli attrezzi di Cecrope Malavilla, scalpellino e muratore di Rimagna, nell'Appennino Parmense, Comune di Monchio delle Corti. È la classica cassetta che ogni scalpellino aveva, quasi un simbolo, la sua compagna di lavoro, pronta a risolvere ogni lavorazione della pietra arenaria, utilizzata per modellare sassi da muro o cantoni a partire da un masso più grande.
In essa vi si trova: il testù o testone, utilizzato per colpire i cunei (o punciotti) inseriti nel masso per ottenere la sua prima apertura. Oltre a l'immancabile mazza o masol, c'è il giandino o piciantòn, scalpello a punta piatta e spessa per la prima sgrossatura della linea di taglio, gli scalpelli o punte per rifinire i sassi e regolarizzarli maggiormente; piombo e squadra per controllare la perpendicolarità del muro e squadrare i cantoni, completano la cassetta.
Cecrope Malavilla, detto "Šeco" nacque a Rimagna il 7 Gennaio 1907, ultimo di diciotto figli. Venne invitato pertanto a farsi una sua vita molto presto e dovette acquistare un rudere in sasso dove iniziò a vivere con la mogile mentre ancora entrambi lavoravano alla ricostruzione della casa, alla quale Cecrope continuò a dedicarsi fino alla fine dei suoi giorni. Lavorò spesso in squadra con Aladino Dalcielo, e partecipò alla costruzione del bacino idroelettrico del lago Ballano e a numerose abitazioni del Comune di Monchio. Si racconta come fosse di una estrema precisione tale che al minimo errore preferisse gettare tutto e ricominciare da capo. Il fratello Michele era un talento della pietra e realizzò la fontana di Trefiumi e il monumento ai caduti di Valditacca. Mentre lavorava spesso ripeteva ad alta voce: "Tic, Tic, Tic, sempre povre e mai pu ricch!".