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QR4 IL LAVORO DELLO SCALPELLINO
a cura di Paolo Carbonieri

Il pietrame da impiegare nella costruzione di un fabbricato, viene procurato prima dell'edificazione e reperito in affioramenti della formazione montuosa (roccia madre) ed anche nelle fasi dissodamento dei terreni o già coltivati o trasformati per la prima volta in coltivi; non va dimenticata la pratica del reimpiego dei materiali (pietra e legname) dei fabbricati demoliti, da tenere ben presente nella lettura storica di un edificio.

I blocchi così estratti vengono, a seconda dell'impiego, ridotti di dimensione, in loco, mediante cunei metallici incassati nella pietra, operazione effettuata dalla figura del cavapietre. Una volta aperto il cantiere per l'edificazione, il muratore intessendo il pietrame della struttura portante, rettifica le pietre lo stretto necessario alla funzionalità strutturale, e così può procedere fino al compimento del fabbricato. Qualora venga deciso di raffinare alcune parti architettoniche per migliorarne funzionalità o risalto estetico, le pietre necessarie passano, prima di essere messe in opera dal muratore, nelle mani dello scalpellino che formerà i nuovi elementi e ne raffinerà le superfici coi suoi vari strumenti.

Una ulteriore figura che può essere impiegata, in particolari casi, è quella dello scultore, che si pone ad un grado di abilità maggiore dei precedenti: esso intaglia la pietra portandola quasi in vita con raffigurazioni che dal floreale all'animale arrivano anche alla rappresentazione umana. Nel nostro contesto agrario, le opere scultorie più comuni sono le icone sacre che troviamo nelle maestà lungo la viabilità e nelle fontane.

Seguendo lo svolgere delle fasi del cantiere, l'ultima maestranza chiamata ad intervenire è il "pianaro" che corona il fabbricato coprendolo con un manto di lastre di pietra arenaria, appellate in svariati e innumerevoli modi a seconda dei luoghi: piane, piagne, ciappe, piastre, da cui pianaro, ciapparo, paranèin, cuatèn, per limitarci ad un contesto strettamente appenninico.

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