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QR3 IL DISEGNO E GLI INTONACI

Le tracce ancora presenti testimoniano che gli interni della Malavilla erano completamente intonacati, segno, ancora una volta della ricchetta dell'edificio. L'intonaco era infatti una tecnica per pochi. Per realizzarlo bisognava partire dalla raccolta dei sassi calcarei e cuocerli in forni in pietra (vedi quello ancora presente in località Predarezzo, Comune di Calestano) o in buche appositamente realizzate. Occorreva anche una grande quantità di legna. Alla fine della cottura il sasso calcareo per reazione chimica "sfioriva" trasformandosi in polvere utilizzata assieme all'inerte locale per formare l'intonaco o la calce da muratura. L'inerte dava il colore e la grana all'intonaco e per questo motivo cambiava da vallata a vallata creando una elegante sfumatura di color ocra (in perfetta armonia con l'ambiente) che oggi stiamo perdendo a causa dell'assenza di piani del colore e dell'avvento di colori completamente scollegati dalla tradizione del territorio.

Esistevano tecniche alternative, molto più povere, e i contadini un tempo le adoperavano per ottenere risultati simili che però non richiedessero questa quantità di lavoro e di materiale. Scialbature, sagramature erano anche tecniche che con poca calce liquida riuscivano a sigillare, più sbrigativamente, le fessura delle murature e a uniformare e sanificare e dare luce agli interni delle abitazioni. A volte bastava una scopa di saggina e un secchio di calce.

Nella Malavilla è stato ritrovato un disegno a carboncino, realizzato direttamente sulla lamatura di intonaco, di difficile datazione.

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